LEISHMANIOSI

La leishmaniosi è una malattia sostenuta da parassiti appartenenti ai protozoi. L’agente principale della leishmaniosi nelle aree mediterranee è ¨ la Leishmania infantum un parassita in grado di colpire soprattutto il cane, ma spesso anche gli esseri umani.

 

Vie di contagio

La leishmaniosi viene veicolata in Europa dalla puntura del Phlebotomus papatasi, comunemente chiamato pappatacio, insetto simile alla zanzara. Il pappatacio colpisce principalmente da maggio ad ottobre e preferibilmente dal tramonto all’alba. E’ presente in tutto il mondo, ma principalmente si trova in aree vicino al mare o nelle zone tropicali.

Le numerose segnalazioni degli ultimi anni di casi di leishmaniosi canina provenienti da aree tradizionalmente ritenute indenni (anche dell’Italia settentrionale), debbono portare alla conclusione che – in pratica – non esistono zone, che possano essere considerate completamente sicure. Infatti se fino al 1989 il Nord Italia era considerato praticamente indenne dalla leishmaniosi canina, oggi esistono dei focolai accertati in Veneto, Emilia-Romagna, Piemonte e Valle d’Aosta. In queste aree la colonizzazione può essere avvenuta spontaneamente dalle zone costiere o in seguito agli aumentati movimenti di persone dalle aree mediterranee in cui abbondano i flebotomi. In base ad analogie climatiche e caratteristiche ambientali si può anche prevedere che la diffusione della malattia s’estenderà nel prossimo futuro ad altre zone dell’Europa centrale.[1] Questa malattia colpisce il cane punto dall’insetto infetto e porta a sintomi piuttosto gravi. Un cane risultato positivo al test può tuttavia vivere per molto tempo prima di manifestare sintomi, ma può comunque diffondere la malattia. La leishmaniosi, inoltre, è¨ un’antropozoonosi, cioè¨ una malattia trasmissibile, in alcune particolari condizioni, anche all’uomo.

Molto importante è tenere presente che la leishmania non viene trasmessa direttamente da cane a cane o da cane a persona: il protozoo infatti, per diventare infettante, deve prima compiere nel flebotomo una parte del proprio ciclo biologico. La vicinanza o il possesso di un cane infetto comportano dunque un rischio epidemiologico per l’uomo del tutto risibile, visto che in una zona endemica saranno molti milioni i pappataci infetti potenzialmente in grado di pungere.

 

Sintomi

La leishmaniosi può manifestarsi con una serie di sintomi che possono presentarsi assieme o singolarmente. Alcuni animali possono presentare prevalentemente la sintomatologia cutanea della malattia, in altri vengono colpiti gli organi interni, altri ancora manifestano sintomi di entrambi i tipi. La sintomatologia e i segni clinici possono pertanto essere, nei casi non conclamati, multiformi e talvolta difficili da inquadrare. La sintomatologia “classica” della leishmaniosi comprende:

  • Dermatite secca esfoliativa tipo forfora.
  • Perdita di peso in modo più o meno rapido.
  • Alopecia ovvero perdita di pelo intorno agli occhi, sulle zampe, sul dorso.
  • Perdita di sangue dal naso (epistassi) dovuta a ulcere nella mucosa orale, in cui sono presenti i parassiti a carico della pelle si può talora osservare una dermatite esfoliativa con forfora.
  • Dolori articolari compreso anche mal di schiena: il cane se ne sta spesso immobile in piedi, tenendo la testa bassa per cercare sollievo.
  • lesioni oculari, dovute a una uveite e iridociclite.
  • A livello viscerale si riscontrano danni renali, in correlazione ai quali compaiono, col procedere della malattia nei successivi gradi di disfunzione renale: polidipsia, poliuria, anoressia, vomito, diarrea, ulcere orali, sino ai segni neurologici e al coma uremico.

 

Diagnosi

La diagnosi viene effettuata sul sangue, sull’urina, su prelievi citologici di linfonodi, midollo osseo e milza. Il sangue viene valutato quali-quantitativamente nelle sue componenti cellulari (esame emocromocitometrico), in quelle proteiche plasmatiche (elettroforesi) e dal punto di vista immunologico, alla ricerca degli anticorpi indicanti il contatto col parassita (immunofluorescenza) o del parassita stesso (PCR); dall’esame del siero si ricavano informazioni sulla funzionalità degli organi interni, specie fegato e reni.

L’urina da informazioni sulla funzionalità renale, valutatone il peso specifico, il contenuto in proteine, le cellule presenti. Sul midollo osseo, milza ed i linfonodi si ricerca la presenza del parassita tramite esame microscopico e PCR.

 

Terapia

I protocolli terapeutici sono oggetto di continui studi e verifiche di efficacia. Cani che reagiscono molto bene alla cura possono continuare a vivere anni senza più manifestare i sintomi ed alcuni possono negativizzarsi sierologicamente. Tuttavia sono possibili delle recidive e per questo motivo in genere si effettuano esami di laboratorio periodici. I farmaci che hanno maggior successo sono quelli a base di antimoniali, come l’antimoniato di metil-glucamina, che è considerata la terapia d’elezione in associazione con un altro farmaco, l’allopurinolo, ma sono attivi parzialmente anche il metronidazolo e alcuni chinoloni. Inoltre la miltefosina, un farmaco usato da anni in medicina umana come chemioterapico, ha mostrato nei primi studi un’efficacia sovrapponibile a quella dell’antimoniato di metil-glucamina. La miltfosina viene somministrata per via orale nel cibo, al contrario l’antimoniato di metil-glucamina deve essere somministrato per via parenterale prevalentemente sottocutanea. E’ fondamentale per un successo terapeutico inquadrare il cane in una delle classi di malattia in base alle alterazioni dei parametri di laboratorio ed al grado di coinvolgimento della funzionalità renale, ed instaurare un protocollo terapeutico adeguato al caso clinico.

 

Profilassi \ Prevenzione

Di fronte a possibili quadri sintomatologici devastanti e ad una terapia mai completamente risolutiva, le alternative sono rappresentate dalla prevenzione. Da poco tempo è a disposizione in Europa il primo vaccino contro la Leishmaniosi canina. Questa nuova misura di prevenzione ha colmato un divario che fino ad oggi rappresetava un vero e proprio limite nelle misire di prevenzione adottate.

La vaccinazione è la nuova misura di prevenzione che garantisce un sistema immunitario completamente efficiente verso la leishmaniosi canina. Un cane che vive in una zona endemica, con una forte presenza di protozoi, è quindi soggetto a ripetute sollecitazioni(punture del vettore infetto), oppure che si reca in vacanza in altre aree endemiche, è indispensabile che venga vaccinato, in quanto la sua unica vera difesa contro questo protozoo è la completa efficienza del suo sistema immunitario. Così come la vaccinazione rappresenta oggi un tassello fondamentale nelle lotta alla malattia, un bisogna dimenticare quanto sia altrettanto importante la profilassi indiretta, ovvero la lotta contro l’insetto vettore responsabile della diffusione della malattia. Risulta quindi importante utilizzare collari repellenti a base di piretroidi sintetici come la deltametrina e la permetrina, o farmaci per uso spot-on (fiale da applicare sulla cute) che hanno dimostrato in test e ricerche scientifiche un elevato potere antifeeding sul flebotomo vettore.

Poiché il pappatacio vive tra l’erba e colpisce soprattutto di notte, è meglio non far dormire il cane in giardino almeno nelle aree geografiche più colpite dalla malattia. La lotta ai flebotomi può essere condotta principalmente attraverso due tipi d’intervento: il primo prevede misure di protezione contro la puntura dei flebotomi; il secondo, teso a ridurre significativamente la densità di questi insetti, implica l’uso di insetticidi e/o operazioni di bonifica ambientale atte ad eliminare le cause favorenti il loro sviluppo larvale, in particolare in aree urbane e peri-urbane. Misure da prendere per la protezione individuale e collettiva in zone endemiche per leishmaniosi, oltre l’uso di repellenti, sono l’utilizzo di zanzariere a maglie molto fitte applicate a finestre e porte e l’evitare di soggiornare all’aperto durante le ore notturne nella stagione calda.

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